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Chi è la ‘bambina perduta’ in L’Amica Geniale 4? Significati e interpretazioni

Chi è la 'bambina perduta' in L'Amica Geniale 4
Cinema e TV

Scopri chi è la “bambina perduta” nella quarta stagione di L’Amica Geniale. Analizziamo Tina, Lila e Lenù, esplorando i profondi significati del titolo e del finale. Se stai seguendo la quarta stagione de L’Amica Geniale, saprai che il sottotitolo “Storia della bambina perduta” cela una profonda complessità.


Questo capitolo finale della saga, tratta dai romanzi di Elena Ferrante, è una riflessione sull’identità, la perdita e la ricerca di sé, che ti spinge a interrogarti su chi sia davvero questa “bambina perduta”. L’opera, come sempre, lascia spazio a molteplici interpretazioni. Il titolo non si limita a un personaggio, ma si intreccia con gli eventi e le emozioni delle protagoniste, rendendo difficile trovare una risposta univoca. Se sei curioso di saperne di più e di esplorare i significati nascosti di questo epilogo, continua a leggere: potresti scoprire che la “bambina perduta” non è solo un personaggio, ma una condizione universale.

Tina, Lila e Lenù: storia della bambina perduta

Il primo e più evidente riferimento alla “bambina perduta” è Tina, la figlia di Lila. La piccola sparisce improvvisamente, senza lasciare traccia, un evento che rappresenta uno dei momenti più drammatici dell’intera saga. Tina non è solo una bambina amata e desiderata; la sua scomparsa è una metafora della fragilità delle vite delle protagoniste.


La tragedia si consuma in un momento di distrazione, quando Lila è concentrata su Immacolata, la figlia di Lenù, durante una visita di Nino. Questo dettaglio non è casuale: riflette il complesso intreccio di affetti, gelosie e dinamiche di potere tra i personaggi. Lenù, da parte sua, vive un senso di colpa profondo, pensando che i rapitori potessero aver scambiato Tina per sua figlia, a causa della sua fama come scrittrice.

Storia della bambina perduta
Foto © RaiPlay

La scomparsa di Tina non ha una soluzione: non saprai mai cosa le sia successo. Questo vuoto narrativo amplifica il dolore e il senso di impotenza, rendendola una figura simbolica della perdita stessa.

Se guardi più in profondità, capirai che anche Lila può essere considerata una “bambina perduta”. Sin dall’inizio, il suo personaggio è definito da un’instabilità emotiva e da un senso di alienazione che la accompagna per tutta la vita. Lila è una donna brillante e ribelle, ma incapace di trovare pace.


Verso la fine della storia, decide di sparire volutamente, lasciando alle sue spalle il Rione e tutte le persone che l’hanno amata o odiata. Questo gesto estremo rappresenta una scelta di libertà, ma anche un abbandono. Prima di andarsene, Lila lascia a Lenù un ultimo messaggio simbolico: le bambole dell’infanzia, quei giocattoli che erano stati l’origine della loro amicizia e del loro legame.

Lila è una bambina perduta non solo per la sua sparizione fisica, ma perché ha vissuto tutta la vita come una persona incompleta, sempre in lotta con il mondo e con se stessa.


Anche Lenù, la narratrice, può essere vista come una “bambina perduta”. Nonostante il successo come scrittrice, la sua vita è segnata da un profondo senso di insoddisfazione. Lenù si sente spesso una spettatrice degli eventi, incapace di controllarli. Le sue relazioni amorose, la maternità e le sue ambizioni professionali non riescono mai a colmare il vuoto che percepisce dentro di sé.

Il concetto di smarginatura, introdotto nei primi libri, ritorna con forza nel finale. Questo termine, che descrive una sensazione di perdita di confini tra sé e il mondo, è centrale per comprendere la condizione esistenziale di Lenù. La smarginatura è ciò che la rende vulnerabile, ma anche ciò che la spinge a scrivere, a cercare un senso attraverso le parole.


Alla fine, chi è davvero la “bambina perduta”? La risposta non è unica. Tina, Lila e Lenù rappresentano tutte, in modi diversi, questa figura simbolica. La bambina perduta è la perdita dell’innocenza, dell’identità e del controllo sulla propria vita.

Elena Ferrante, con la sua scrittura densa di emozioni e significati, ti invita a riflettere su ciò che perdiamo crescendo e su quanto quelle perdite ci plasmino. Il finale malinconico di L’Amica Geniale non offre risposte definitive, ma lascia un senso di inquietudine che ti fa sentire, in qualche modo, parte di quella perdita.

Forse, la vera “bambina perduta” siamo tutti noi, quando ci troviamo a fare i conti con il vuoto lasciato dalle nostre esperienze, le nostre scelte e le persone che abbiamo amato.

Foto © RaiPlay


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